AUTORITRATTO
Olivastra pelle
Di origine saracena
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L’altezza non mi
somiglia
La favella si
assottiglia
La dolcezza mi si
confà
Come pure la
passionalità
Sono lemmo per
natura
Della vita mia
faccio cultura
Non sogno la gloria
E neppure la storia
Ma partecipo alla
memoria
Dell’umanità
Perché mi sento
parte dell’Uno
Come ognuno.
Sono fatalista
E credo nei segni
Leggo nel volo
degli uccelli
Mi sento sicuro
quando scrivo
In lingua
O nelle lingue del
mondo,
Perché da esse
ascolto
La voce dell’Uno.
Della cecità
dell’uomo
Ho preso visione
E scruto nel
profondo
Per capirne le
ragioni
Non sono un profeta
Neppure un poeta
Sono soltanto uno
che prega
Per te
Per il mondo
Per l’umanità
Per Dio
Affinché preservi la Madre Terra
E l’umanità,
Anche se si sa
Che prima o poi
Tutto questo
finirà.
Di me dico poco
Perché non ho nulla
da dire
Parlo qualche volta
Per non dire.
Dire e non dire
E come cercare di
capire
Dove da capire non
c’è niente.
Una fronda, una
spiaggia,
Un fiore, una
scheggia
Parlano a me
Più di te
Che ora riposi
All’ombra del fico
Ancora carico
Di tutto il ben di
Dio.
Questo son io
In questa vita
Ma nell’altra
È ancora tutta
aperta la partita.
Leggo un solo libro
IL LIBRO DI MADRE
NATURA
Lì ho sempre
trovato
Tutte le risposte
che ho cercato
E lì vado sempre a
cercare
Passato, presente e
futuro
Per questo mi
appoggio sempre ad un muro di pietra
Prima di leggere la
tetra verità
Di coloro che
vivono nell’al di qua.
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